«Napoli che accolse Maria Cristina come Regina nel 1832, assieme al suo sposo Ferdinando II, - ha detto il Cardinale Sepe all' omelia - oggi gode perché la Chiesa ha riconosciuto l' eroicità delle sue virtù e la presenta alla venerazione dei fedeli come maestra del popolo cristiano».
Alcune centinaia di simpatizzanti neoborbonici hanno salutato con fiori, applausi, e grida di evviva i Principi Carlo e Camilla all'uscita della Basilica di Santa Chiara.
Nel nome di Maria Cristina, regina delle Due Sicilie, nata Savoia, ma sposa di Ferdinando II di Borbone e madre di Francesco II, discendenti dei Borbone e dei Savoia-Aosta si sono ritrovati fianco a fianco nel basilica di Santa Chiara per la cerimonia di beatificazione.
Larga rappresentanza dei Borbone-Due Sicilie, con i Principi Carlo e Camilla, la Principessa Gabriella, e le due figlie Maria Carolina, e Maria Chiara, di 12 e 9 anni, il Principe Casimiro. Presente anche il ramo spagnolo della famiglia, con i Principi Don Pedro e Don Carlos, che preparano la riunificazione dell' Ordine Costantiniano di San Giorgio, grazie ad un accordo sulla successione dinastica con i Borbone Due Sicilie.
Per i Savoia presenti la Principessa Maria Gabriella, il Duca Amedeo di Savoia e la moglie di Emanuele Filiberto, principessa Clotilde Courau. Alla fine della cerimonia, in una Basilica di Santa Chiara, gremita da quasi 2 mila persone, foto collettiva sulla tomba dei Borbone di Napoli. Ieri sera, nella cena ufficiale nell'esclusivo Circolo dell' Unione, disertata da Amedeo d' Aosta, però, Borbone e Savoia si sono seduti in tavoli separati e lontani, anche se il Principe Carlo si è prodotto in un impeccabile baciamano a Gabriella di Savoia.
Non c' è stata, invece, competizione in chiesa e fuori tra i sostenitori sabaudi, rappresentati dal presidente dell'Umi Alessandro Sacchi e da alcune delegazioni dell'associazione «Convegni Maria Cristina», ed i neoborbonici, molto più numerosi, che hanno tributato un'ovazione a Carlo e Camilla all'uscita della basilica di S. Chiara, al grido di «Viva 'o Rre».
Fonte: Il Mattino
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